Ufficio del Commissario: duro giudizio della Commisione d’inchiesta

Ufficio del Commissario: duro giudizio della Commisione d’inchiesta
Modello allaccio reti

La certificazione definitiva ed autorevole del totale fallimento dell’azione dell’Ufficio del Commissario delegato per l’emergenza rifiuti adesso è arrivata e in maniera incontestabile. Le conclusioni alle quali è pervenuta la Commissione bicamerale d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti sono inequivocabili e non possono rimanere disattese o prive di conseguenze. I componenti della Commissione, provenienti da tutti gli schieramenti politici parlamentari, dopo un’attività di verifica ed ascolto anche sul territorio calabrese hanno sancito che a distanza di oltre 13 anni dall’istituzione dell’Ufficio del Commissario non è stato realizzato nessuno degli obiettivi previsti dai piani regionali per i rifiuti, predisposti dal Commissario. Anzi, nella relazione approvata nelle scorse settimane, è stato integralmente riportato un passaggio dell’informativa del Comando dei Carabinieri – Gruppo Napoli per la tutela dell’ambiente che è esemplificativo del disastro complessivo: “lo stato emergenziale nella regione Calabria, invece di rappresentare una concreta risorsa per la collettività (ingenti risorse-poteri straordinari-celerità nelle procedure amministrative e tutti gli altri strumenti di cui dispone la struttura commissariale) ha rappresentato un sistema di potere, da tutelare e prorogare ad ogni costo e per più tempo possibile, basato sugli appalti, nelle consulenze e su tutti quei meccanismi di potere che caratterizzano un istituto emergenziale che, in alcuni casi, ha creato più danni di quelli rinvenuti all’atto dell’insediamento”. La Commissione bicamerale del Parlamento non è stata meno drastica nel giudizio come abbiamo già visto e si è spinta ad evidenziare come le politiche adottate nel corso degli anni nella creazione di società miste pubblico-private, nei sistemi integrati sul ciclo dei rifiuti per aree territoriali, nell’attività di raccolta differenziata e nella costruzione di discariche pubbliche siano totalmente fallite. Anzi si sottolinea come nel corso di tutto il commissariamento non sono state realizzate discariche pubbliche, sicché tutto il sistema delle discariche è rimasto affidato ai privati. La relazione approvata, inoltre, ha stigmatizzato come la soluzione individuata dal Commissario delegato per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti non poteva essere data dal trattamento meccanico-biologico che costituisce un trattamento “intermedio” e non “finale” di smaltimento dei rifiuti, da cui sono originati ulteriori passaggi, quali, il conferimento in discarica, in larga parte, e nel termovalorizzatore di Gioia Tauro, in minima parte.  Tra i ragionamenti portati a giustificazione di questo fallimento dai diversi personaggi che nel tempo hanno svolto il ruolo di commissari delegati, ne ho trovato uno davvero fuori da ogni ambito di verità, almeno per quanto riguarda la città di Lamezia Terme e la Lamezia Multiservizi SpA. Anche il prefetto Goffredo Sottile, buon ultimo in questa vana difesa, nel corso della sua audizione ha affermato che  “l’opposizione delle popolazioni locali ha impedito alle amministrazioni comunali interessate di dare corso all’esecuzione degli impegni contrattuali ritualmente assunti dalla parte pubblica”. Eppure il prefetto Sottile (nominato dal Governo il 16 gennaio 2009) aveva tutti poteri derivanti dallo stato di emergenza, compreso il potere di realizzare nuovi impianti ed ha deciso di non utilizzarli in linea con l’atteggiamento di tutti i suoi predecessori. Paradossalmente, mi permetto di far rilevare, che oggi la nostra regione è ripiombata nell’emergenza più totale con contratti sottoscritti a vantaggio di pochi e ben individuati operatori privati, con un sistema generale impazzito, con rifiuti che, nelle loro diverse forme, si spostano quotidianamente per centinaia di chilometri, con società miste praticamente sull’orlo del fallimento, con percentuali di raccolta differenziata che fanno vergognare. Un barlume di positività, comunque, la Commissione bicamerale lo ha individuato nel cosiddetto “sistema Calabria centro”, essenzialmente costituito dai territori di Catanzaro e Lamezia Terme che, in 13 anni e tuttora, è l’unico ambito a reggere e, aggiungo, a farsi carico dei colpevoli ritardi degli altri territori. Nel disastro generale del sistema pubblico e privato la discarica pubblica di Lamezia (gestita dalla Lamezia Multiservizi ) è stato un esempio di buona gestione, un presidio di trasparenza e legalità, con riconoscimenti unanimi di corretta funzionalità ottenendo tutte le certificazioni di qualità. Il combinato disposto di interessi privati che hanno trovato sponda nell’Ufficio del Commissario e nella Regione, la ingenua demagogia di pseudo posizioni ambientaliste, insieme a gruppi di potere in ben individuati partiti hanno fatto in modo che la gestione  della discarica fosse sottratta alla Lamezia Multiservizi. I risultati sono oggi drammaticamente sotto gli occhi di tutti testimoniati dalle tonnellate di rifiuti in mezzo alle strade e dalle indagini giudiziarie in corso a carico dei privati. Per quanto ci riguarda la Multiservizi in linea con le indicazioni politiche-amministrative del Comune ha da tempo avviato in città la raccolta differenziata che ha raggiunto la percentuale più alta tra le città calabresi più grandi e che potrà ulteriormente aumentare a seguito dell’avvio, da poco meno di un anno, del servizio di raccolta differenziata porta a porta che attualmente è garantita a circa 13 mila cittadini. Sulla scia di questa impostazione, che è quella che raccomanda adesso anche la Commissione parlamentare, stiamo procedendo in maniera spinta verso questo tipo di metodologia, l’unica in grado di ridurre in maniera sensibile l’impatto ambientale dei rifiuti e il ricorso estremo alle discariche. Anzi, nell’ottica di rendere autonomo il nostro territorio, abbiamo già provveduto nel maggio 2009 a redigere un progetto per un impianto tecnologico di selezione della differenziata con annessa discarica di servizio, per 165 mila metri cubi, degli scarti derivanti dalla lavorazione di tali specifici materiali che ha ricevuto il via libera sia nella conferenza dei servizi che dallo stesso Commissario delegato. Questa è la soluzione che abbiamo individuato e sulla quale stiamo lavorando con un impianto che non prevede espropri, di dimensioni limitate ed al servizio esclusivo di Lamezia e del lametino per evitare che la nostra comunità sia dipendente da discariche private e dalle emergenze commissariali.

Tutto ciò potrebbe essere vano se, nelle more che si costruiscano gli impianti, la Regione non predispone un nuovo piano regionale mirato a :

–          garantire il corretto smaltimento degli scarti di lavorazione ;

–          sostenere la raccolta differenziata dei comuni  ;

–          definire i nuovi bacini di gestione e affidare a un gestore pubblico l’intero ciclo integrato dei rifiuti partendo dalle esperienze positive presenti sul territorio calabrese ;

–          orientare tutte le risorse disponibili in progetti mirati nell’impiantistica di lavorazione e riciclo dei rifiuti e politiche generali che scoraggino la produzione di rifiuti .

 

 

Fernando Miletta

Pres. Lamezia Multiservizi SpA